mercoledì 14 luglio 2010

Intervista concessa alla rivista della "Comunità Gesù Risorto"



1. Quando e perché è stato istituito il Pontificio Consiglio per i Laici?



Il Pontificio Consiglio per i Laici è stato istituito da Paolo VI nel gennaio del 1967, con l’intento di dar seguito a una direttiva del Concilio Vaticano II, che aveva previsto la costituzione di uno speciale segretariato per il servizio e l’impulso dell’apostolato dei fedeli laici. Quindi, si può affermare che questo Dicastero della Santa Sede è un frutto concreto di quella grande assise ecclesiale della seconda metà del secolo scorso che fu il Concilio Vaticano II, in cui la vocazione e la missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo, cioè quella di permeare di spirito evangelico le realtà temporali, è stato uno dei grandi temi trattati.




2. Qual'è il suo ruolo nell'economia della Chiesa?



Il Dicastero si mantiene fedele alla missione essenziale per la quale è stato creato: la promozione dell’apostolato dei fedeli laici, specialmente in forma associata, sia nelle espressioni tradizionali, come pure in quelle più nuove, come sono i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. Con il passare del tempo le sue funzioni si sono ampliate. Infatti, nel 1986 Giovanni Paolo II ebbe a creare la Sezione giovani, come segno della sollecitudine della Chiesa verso la pastorale giovanile. Il Dicastero coadiuva le Chiese particolari nell’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù, che è stata una vera e propria intuizione profetica di Papa Wojtyła e che ha dato alla Chiesa preziosi frutti di apostolato.


Sono presenti, inoltre, nel Dicastero la Sezione donna, per la promozione della dignità della donna e della sua missione nella società e nella Chiesa, e la Sezione Chiesa e sport, nata nel 2004 al fine di assicurare al mondo dello sport una più incisiva attenzione da parte della Santa Sede e a diffondere gli insegnamenti della Chiesa Cattolica sullo sport, affinché l'attività sportiva possa contribuire allo sviluppo integrale della persona.




3. Il Pontificio Consiglio per i Laici ha effettivamente contribuito a più stretti rapporti della Chiesa con il laicato? e con quali vantaggi?



Direi proprio di sì, ma vorrei premettere che i fedeli laici fanno parte della Chiesa a pieno titolo in ragione del sacramento del Battesimo. Anzi, essi costituiscono la percentuale più alta dei fedeli nella Chiesa! Essi sono chiamati ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo e a edificare la Chiesa, come soggetti corresponsabili, insieme ai chierici (vescovi, presbiteri e diaconi) e ai religiosi. Ritengo, piuttosto, che il Pontificio Consiglio per i Laici abbia contribuito in questi anni ad accrescere la consapevolezza nei fedeli laici del loro ruolo insostituibile per l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini.





4. Che cosa significa e che cosa implica il riconoscimento dello status di Comunità Internazionale, conferito alle realtà laicali che lo ottengono?



Si tratta di un giudizio di ecclesialità che la Sede Apostolica formula circa la natura e i fini di una concreta realtà aggregativa laicale. L’autorità ecclesiastica (il Romano Pontefice e i vescovi diocesani) ha il diritto e il dovere di vagliare la bontà di queste realtà aggregative, con lo scopo di verificare se esse siano effettivamente validi mezzi per la santificazione dei propri aderenti, come pure per il bene comune dell’intera Chiesa. In altre parole, con il riconoscimento giuridico di questi enti si garantisce che essi costituiscono strade che, seppure nelle loro diversità, conducono alla comune meta della santità cristiana.




5. A cosa attribuisce una così grande fioritura di comunità e realtà laicali di vario genere, che oggi arricchiscono la Chiesa? Frutti del Vaticano II?



Questa grande fioritura a cui assistiamo oggi – basti pensare ai movimenti ecclesiali che sono scaturiti negli ultimi anni, non solo in Europa, ma anche in America Latina e in Asia – sono certamente frutti del Concilio Vaticano II, ma sono, innanzi tutto, conseguenza della continua azione dello Spirito Santo nella storia dell’umanità, che con la sua potenza creatrice, suscita nuovi carismi per la santificazione del popolo di Dio. Quindi, direi che si tratta della manifestazione dell’agire costante del Signore nella vita dell’uomo.


Nel suo recente viaggio in Portogallo, Benedetto XVI ebbe a dire ai vescovi portoghesi: «vi confesso la piacevole sorpresa che ho avuto nel prendere contatto con i movimenti e le nuove comunità ecclesiali. Osservandoli, ho avuto la gioia e la grazia di vedere come, in un momento di fatica della Chiesa, in un momento in cui si parlava di “inverno della Chiesa”, lo Spirito Santo creava una nuova primavera, facendo svegliare nei giovani e negli adulti la gioia di essere cristiani, di vivere nella Chiesa, che è il Corpo vivo di Cristo».




6. Lei che è abituato a seguire i singoli casi delle comunità che chiedono il riconoscimento di Comunità Internazionale, che cosa guarda maggiormente in una realtà che si presenta per ottenerlo, al di là dei requisiti canonici dovuti?



Nel processo di discernimento di queste realtà ecclesiali è necessario considerare soprattutto i cinque criteri di ecclesialità contenuti nell’esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, di Giovanni Paolo II, ossia: il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità, la responsabilità di confessare la fede cattolica, la testimonianza di una comunione salda e convinta con il Papa e con i vescovi, la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa e, finalmente, l’'impegno di una presenza nella società che, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, si ponga a servizio della dignità integrale dell'uomo.




7. Che cosa o quali aspetti l'hanno più colpita della nostra Comunità Gesù Risorto?



Vorrei sottolineare l’importante spazio che è riservato alla preghiera, personale e comunitaria, che favorisce nei membri della Comunità l’apprendimento di quell’arte della preghiera di cui ci parlava Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Novo millennio ineunte. Come anche sono stato lieto di costatare che, grazie a Dio e all’impegno evangelizzatore degli aderenti alla Comunità, sono molte le persone che hanno riscoperto la fede e si sono avvicinate al Signore, cercando di vivere in pienezza la loro vita cristiana.