martedì 29 giugno 2010

I movimenti ecclesiali definiti da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI



Nel messaggio indirizzato ai partecipanti al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali, tenutosi a Roma dal 27 al 29 maggio 1998, Giovanni Paolo II scriveva: *Che cosa si intende, oggi, per AMovimento@? Il termine viene spesso riferito a realtà diverse fra loro, a volte, persino per configurazione canonica. Se, da un lato, esso non può certamente esaurire né fissare la ricchezza delle forme suscitate dalla creatività vivificante dello Spirito di Cristo, dall=altro sta però ad indicare una concreta realtà ecclesiale a partecipazione in prevalenza laicale, un itinerario di fede e di testimonianza cristiana che fonda il proprio metodo pedagogico su un carisma preciso donato alla persona del fondatore in circostanze e modi determinati+ (Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, 27-V-1998).




Nel tentativo di offrire una definizione di Movimento ecclesiale, l=allora cardinale Ratzinger affermava che *i Movimenti nascono per lo più da una personalità carismatica guida, si configurano in comunità concrete che in forza della loro origine rivivono il Vangelo nella sua interezza e senza tentennamenti riconoscono nella Chiesa la loro ragione di vita, senza di cui non potrebbero sussistere+ (J. Ratzinger, I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica, in Nuove irruzioni dello Spirito. I movimenti nella Chiesa, Cinisello Balsamo 2006, p. 45).